In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale (IA) è vista da molti come un potenziale alleato nella lotta contro la crisi climatica, emergono preoccupazioni significative legate all’impatto ambientale di questa tecnologia. Queste sfide sollevano interrogativi critici sulla sostenibilità digitale dell’IA, ovvero sulla capacità di sviluppare e utilizzare tecnologie avanzate in modo che non gravino negativamente sull’ambiente.Secondo un recente studio pubblicato da un gruppo di organizzazioni ambientaliste, l’aumento dei consumi energetici e la proliferazione di informazioni errate sul clima rappresentano sfide cruciali associate all’avanzamento dell’IA.
Un’iniziativa di Google mira a ottimizzare l’efficienza dei semafori attraverso l’IA Gemini, evidenziando l’ambizione di ridurre le emissioni di gas serra attraverso l’utilizzo dell’IA, con l’obiettivo di tagliare le emissioni globali del 10% entro il 2030, equivalente all’emissione di carbonio dell’Unione Europea. Tuttavia, questa iniziativa rimane un’eccezione e non tutte le soluzioni per cui viene impiegata l’intelligenza artificiale riescono ad avere un saldo positivo a livello di emissioni.
Michael Khoo, a capo della lotta contro la disinformazione climatica presso Friends of the Earth, mette in guardia contro l’eccessiva fiducia nell’IA come soluzione ai problemi ambientali. Il report pubblicato dalle associazioni ambientaliste rileva che le esigenze energetiche dell’IA potrebbero causare un aumento dell’80% delle emissioni dannose, anche di fronte agli sforzi di rendere i data center più efficienti dal punto di vista energetico.
In questo contesto di crescente preoccupazione per l’impatto ambientale del digitale, Karma Metrix si posiziona come il primo percorso di sostenibilità digitale volto ad affrontare esattamente queste sfide con la missione di rendere il web un posto più sostenibile.
Negli Stati Uniti, la crescente richiesta di energia necessaria per alimentare le avanzate tecnologie di intelligenza artificiale (IA) ha causato un fenomeno preoccupante: per far fronte a questo aumento della domanda energetica, si è assistito a un prolungamento della durata operativa delle centrali a carbone, nonostante i noti impatti negativi di queste sul cambiamento climatico.
Questa situazione evidenzia una contraddizione nelle strategie energetiche, in quanto l’uso prolungato delle centrali a carbone contribuisce significativamente alle emissioni di gas serra. Inoltre, si stima che i server dedicati all’IA consumeranno, nell’arco di soli tre anni, una quantità di energia equivalente a quella utilizzata da Paese come la Svezia. Questo deve aiutarci a comprendere quanto il consumo energetico che potenzialmente può richiedere l’IA, e quindi come sia necessario affrontare queste tema e trovare soluzioni energetiche sostenibili.
La complessità delle operazioni IA intensifica il fabbisogno energetico; per esempio, generare risposte tramite sistemi come ChatGPT di OpenAI, può richiedere fino a dieci volte l’energia di una ricerca web standard, con un singolo addestramento di sistema che può eguagliare il consumo energetico annuo di 120 famiglie americane.
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Oltre ai problemi energetici, l’IA complica gli sforzi per combattere la crisi climatica agevolando la diffusione di dichiarazioni ingannevoli sulla scienza climatica. In un periodo in cui piattaforme come Twitter/X sono già saturate di negazionismo climatico, il rischio di disinformazione è in aumento.
Il report chiede più trasparenza sull’uso energetico dell’IA e l’attuazione di contromisure contro la disinformazione climatica. Jesse Dodge, scienziato senior presso l’Allen Institute for AI, esprime un cauto ottimismo riguardo al ruolo potenzialmente positivo dell’IA nella crisi climatica, sottolineando l’importanza della trasparenza e dell’apertura da parte delle aziende riguardo al loro consumo energetico.
Fonte: www.tomshw.it / @Marco Silvestri
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