Nome: Manuela Calabrese

Azienda: RCS MediaGroup

Ruolo: Team Sostenibilità

  • Partiamo da te: qual è la tua storia professionale e personale e come ti ha portato al tema della sostenibilità? 

Lavoro in RCS MG da circa 25 anni ed il mio percorso in azienda ha toccato vari ambiti, dalla contabilità sezionale clienti alla contabilità generale, dai bilanci civilistici agli aspetti fiscali di alcune società del Gruppo RCS.

Queste esperienze mi hanno permesso di mettere in pratica le conoscenze acquisite, ho cercato sempre di dare praticità alla teoria appresa nel mio percorso scolastico, oltre ad essere sempre alla ricerca di spiegazioni, metodi e stimoli per migliorare ed affinare le scelte non solo nell’ambito lavorativo ma anche personale. Mi piace approfondire gli argomenti che tratto al fine di analizzare dati e contenuti con criticità e puntualità per poi rappresentare e condividere le possibili scelte da cui derivano.

Grazie al mio percorso ed al mio bagaglio di competenze, nel 2019 mi è stata offerta la possibilità di gestire la Dichiarazione consolidata di carattere non finanziario di Gruppo e da quel momento è partito il mio nuovo percorso fatto di numeri ed unità di misura non solo finanziarie. Mi sono rimessa in gioco con entusiasmo, studiando quelle nuove “dimensioni” aziendali che mi hanno coinvolta con passione all’interno del mondo della sostenibilità.       

  • Quali sono i principali ostacoli o sfide che le aziende affrontano nell’implementazione di pratiche sostenibili e come vengono affrontate?

La sostenibilità è una sfida che contiene una serie di ostacoli e va affrontata con le giuste competenze. Il primo ostacolo che si affaccia sul sentiero della sostenibilità è proprio rappresentato dalla “competenza”. Ancora oggi quello che offre il mercato nell’ambito della formazione non è abbastanza, sono stati fatti molti passi avanti, implementando i corsi universitari con approfondimenti sulla sostenibilità, ma ancora c’è molta strada da fare, soprattutto per le persone che lavorano già nelle aziende e che hanno bisogno di strumenti specifici formativi per occuparsi di sostenibilità. 

La formazione dovrebbe comprendere tutti i livelli: scolastici, sia per insegnanti sia per studenti; cittadini, istituzioni e imprese. La mancanza di un linguaggio comune porta a incomprensioni riguardo a ciò che è necessario fare. Non è sufficiente limitarsi a rendicontare; è fondamentale intraprendere azioni concrete, e per farlo è essenziale che ci sia una base di conoscenze comune e una buona alfabetizzazione in materia.

Un altro ostacolo è rappresentato dalla normativa, non sempre di facile comprensione e applicazione. La regolamentazione è in continua evoluzione e la rincorsa all’interpretazione ed alla corretta applicazione delle norme non sempre dà modo di gestire al meglio i vari processi. 

Un passaggio fondamentale per affrontare al meglio le sfide della sostenibilità, è sicuramente rappresentato  dall’approvazione della CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive, che avrà l’intento di utilizzare il linguaggio universale dei numeri e della matematica al fine di misurare e quindi sollecitare il mondo delle imprese a raggiungere obiettivi di sostenibilità.

  • Quando hai conosciuto per la prima volta il concetto di sostenibilità digitale? Qual è stata la tua reazione e come l’azienda ha risposto a questa tematica emergente?

La prima volta che ho conosciuto il concetto di “sostenibilità digitale” stavo assistendo ad un webinar dedicato e devo ammettere che mi sono trovata completamente disorientata in quanto concetto piuttosto sconosciuto date le mie poche competenze in ambito digitale. Sono stata colpita dai risultati delle ricerche mostrati, relativi all’inquinamento del web, non pensavo che l’invio di una mail potesse causare delle emissioni in atmosfera.

Dopo aver approfondito il tema insieme anche ai colleghi che si occupano direttamente dell’ambito digitale in azienda, abbiamo voluto intraprendere un percorso di misurazione, proprio per renderci conto di quanto possa essere significativo il peso delle emissioni derivanti dal web e così abbiamo dato l’avvio al percorso di sostenibilità digitale Karma Metrix per i nostri due siti principali: corriere.it e gazzetta.it.     

  • Qual è la tua visione per il futuro della sostenibilità digitale? Quali obiettivi ritieni importanti per un futuro più sostenibile? 

In considerazione del fatto che il digitale rappresenta il presente ma ancora di più il futuro, vista la presenza massiccia nelle agende di istituzioni europee e nazionali, oltre che delle imprese, reputo che sia un percorso da affrontare obbligatoriamente e sul quale occorre investire. Gli obiettivi che io ritengo fondamentali per un futuro più sostenibile sono: 

  • Maggiore formazione a tutti i livelli;
  • Maggiori investimenti per i paesi in via di sviluppo;
  • Maggiore inclusione.
  • Come pensi che aziende, leader e istituzioni debbano contribuire a realizzare questa visione?

Tenendo sempre a “fuoco” l’obiettivo principe della sfida sostenibile: cioè, quello di migliorare la condizione di vita sulla Terra per raggiungere un equilibrio globale tra uomo ed ecosistema. 

L’impegno che occorre metterci è un impegno che dovrà essere sempre più incisivo ed inclusivo. Ognuno deve fare la propria parte: le aziende devono investire di più e subito per essere molto più sostenibili, i leader devono divulgare in maniera massiccia i concetti chiave della sostenibilità e le istituzioni devono aiutare ed accompagnare le organizzazioni in questa evoluzione. 

  • Puoi darci un punto di vista personale su un tema a tua scelta?

Parliamo della parola “Sostenibilità”, oggi questa parola secondo il mio punto di vista è totalmente inflazionata, facendo perdere al concetto chiave importanza e peso per essere sostenuta. 

L’ostacolo più grande è rappresentato dalla mancanza di un linguaggio comune che avvicini chi si occupa di sostenibilità e chi no. In futuro questa distinzione tenderà a sparire, o almeno spero, dovremo occuparci tutti di sostenibilità e pertanto occorrerebbe un vero e proprio percorso scolastico e formativo a tutti i livelli. 

In conclusione, dal mio punto di vista, deve partire tutto dalla formazione per la crescita delle competenze, in modo da affrontare il percorso verso la sostenibilità in maniera più consapevole ed attiva. 


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