[Enrico Pagliarini] Questa settimana iniziamo dall’ambiente. La tecnologia può, anzi, rende sicuramente le nostre attività più efficienti, quindi è un buon modo per ridurre il nostro impatto. Ma molte delle attività che facciamo online fanno parte di quelle che creano problemi all’ambiente, quindi emettono CO2 sostanzialmente (ma non solo) e il primo passo è sicuramente essere consapevoli del problema; sapendo che cosa sta succedendo, magari possiamo anche personalmente agire.
Però questa settimana una ricerca di Karma Metrix ha cercato di sollevare il problema: Ale Agostini è il fondatore, benvenuto a 2024.
[Ale Agostini] Grazie enrico e un saluto a tutti i radioascoltatori.
[Enrico Pagliarini] Voi avete presentato una ricerca che ci dà un’idea e soprattutto richiama all’attenzione su un tema: cioè il tema qual è fondamentalmente?
[Ale Agostini] Il nostro obiettivo con questa ricerca era di aumentare la consapevolezza di come il digital, in generale, impatta sui consumi energetici e quindi sulle emissioni di CO2, e quindi quello che abbiamo fatto è prendere le più grandi aziende della tecnologia americane e andare a vedere nei loro bilanci di sociabilità, i numeri in termini di tonnellate di CO2 emessa, e in termini di consumo energetico.
[Enrico Pagliarini] Quindi voi avete fatto un’analisi sulle 5, chiamiamole le big tech, che quindi sono Amazon, Apple, Google, Meta, e Microsoft.
[Ale Agostini] Esatto, queste sono le 5 aziende più importanti dal punto di vista del valore di mercato, di capitalizzazione; se sommiamo la capitalizzazione di queste 5 aziende abbiamo un valore di circa 8.5 trillion (8.500 miliardi, ndr) di dollari, quindi sono aziende importantissime anche a livello più generale dell’economia. Siamo andati a vedere di queste 5 aziende tutti i bilanci di sostenibilità per capire questi grandi leader della tecnologia, che sono aziende che ci forniscono anche gratuitamente i servizi che usiamo tutti i giorni, per vedere quale fosse in effetti l’impatto sull’ambiente e le tendenze in termini di consumi energetico.
[Enrico Pagliarini] Quindi è un’analisi fatta sulla carta, cioè sui bilanci che loro dichiarano?
[Ale Agostini] Esatto, una analisi fatta sui bilanci da loro dichiarati con alcuni controlli crosscheck fuori dai loro bilanci, insomma emergono delle tendenze molto chiari in termini di aumento sempre più importante del consumo energetico e delle emissioni di CO2. Poi adesso se vuoi, entriamo proprio nel merito.
[Enrico Pagliarini] Sì, sì, diamo qualche dettaglio giusto per capire, però poi non vorrei insistere su questi 5 che sono sicuramente rilevanti, ma vorrei un po’ allargare il quadro, anche perché immagino che poi la misurazione, in questo caso ho fatto appunto sui bilanci, però sia un po’ complicata in generale. Comunque poi ci torniamo su questo tema. Che cosa è emerso dall’analisi di queste 5 big tech?
[Ale Agostini] Allora, sono due gli indicatori, le metriche che siamo andati a guardare.
D’una parte il consumo energetico in megawattora, e questo ci dice che negli ultimi 4 anni queste 5 aziende, appunto Amazon, Apple, Google, Meta e Microsoft, vedono un aumento negli ultimi 4 anni del consumo energetico del 209% quindi sono consumi energetici che ogni anno fanno più 25%, più 30% in modo costante. Vogliamo ricordare che il consumo energetico in megawattora tiene conto dei bilanci di sostenibilità dell’anno scorso, perché il bilancio di sostenibilità è sempre dell’anno passato, non è aggiornato in tempo reale; quindi tutto quello che riguarda il progressivo aumento di utilizzo dell’intelligenza artificiale non è in questi dati.
[Enrico Pagliarini] Sì, questo ci fa pensare che i consumi energetici esploderanno, perché tutti stanno acquistando data center, costruendo data center, quindi questa cosa un po’ è inevitabile. Però limitiamoci a quello che sappiamo fino ad oggi.
[Ale Agostini] Esatto. Tra l’altro 3 di queste aziende, tu hai parlato già di data center Enrico, 3 di queste aziende, 3 su 5, sono leader mondiali nei data center. Quindi Amazon Web Services, Google Cloud e Azure di Microsoft sono importantissimi data center e tra l’altro, nei bilanci di sostenibilità, si vede anche come questi data center stanno lavorando molto sull’efficienza in generale. Quindi c’è sicuramente un utilizzo sempre più importante ma anche una ricerca di efficienza e di risparmio e questo è la buona notizia diciamo.
L’altro parametro che siamo andati a vedere sono le emissioni di CO2, quindi effettivamente l’impatto in termini di anidride carbonica equivalente che rilasciano queste aziende.
Quindi queste 5 aziende, se dovessero essere paragonate con un Paese, al mondo sarebbero il 51esimo Paese. Più o meno emettono quanto il Belgio o il Cile, quindi stiamo parlando comunque di Paesi importanti.
La tendenza dell’aumento della CO2 equivalente, sui 4 anni, è del 30%, quindi è inferiore in termini di aumento rispetto al consumo energetico. Questo grazie al fatto che alcuni di questi cloud e alcune di queste aziende si sono molto spostate sulle energie rinnovabili, il che ci fa ben sperare da una parte.
[Enrico Pagliarini] Certo sicuramente tutte queste aziende hanno dei programmi per arrivare ad una copertura di energia rinnovabile nei prossimi anni, entro il 2030 grosso modo alcune, anche magari un po’ più in là.
Voi avete fatto questo analisi sulle 5, e ripetiamo, sostanzialmente anche per richiamare l’attenzione sul tema. Ci sono delle stime sul peso in termini percentuali, o anche quantitativi oggettivi, il peso del settore internet? Poi anche qui definire internet e definire l’ICT è un po’ complicato, però che tipo di dati ci sono a livello globale?
[Ale Agostini] Allora, su una stiva globale di circa 51 miliardi di tonnellate di CO2 emessa su base annua, il settore dell’information technology, e del web più in termini ampi, pesa circa per il 3,4%. Quindi comunque è un peso importante, anche simile a settori che sono più sotto l’occhio del ciclone come il trasporto aereo. Quindi un peso rilevante che di nuovo però fotografa una situazione passata, non fotografa probabilmente le nostre evoluzioni ancora delle abitudini di utilizzo importante e sempre maggiore della tecnologia, dell’intelligenza artificiale e neanche delle criptovalute, che sono un’altra tematica sicuramente a cui porre attenzione per aumentare la nostra consapevolezza sul digital. Cioè quello che noi vogliamo spingere, prima di tutto sulle aziende e poi sulle persone, è capire che anche se non c’è il tubo di scappamento da cui esce il fumo, anche il digitale ha un impatto sull’ambiente, anche il digitale è un’area su cui dobbiamo sensibilizzarci: come spegniamo la luce quando usciamo di casa, come quando ci laviamo magari e denti e non apriamo rubinetto al massimo, anche sul digitale ci sono dei comportamenti virtuosi, sia lato azienda, sia lato utente finale.
[Enrico Pagliarini] Sì, banalmente quando due persone si scambiano delle fotografie su un social network, pensano di non consumare nulla, invece stanno consumando un sacco di energia elettrica, magari a migliaia di chilometri di distanza in un data center, poi se quel data center è alimentato da energia rinnovabile incide o nulla o molto poco, però bisognerebbe adottare comportamenti etici anche da questo punto di vista.
[Ale Agostini] Assolutamente. Allora, partendo da questa ipotesi, diciamo futura, speriamo di essere in un mondo con energia rinnovabile al 100%. Ma siccome questa transizione ecologica richiede tempo, e non è detto neanche che si completi, dobbiamo diffondere una cultura del risparmio anche su un digitale, come risparmiamo in tanti altri ambiti e non solo della compensazione, perché un conto è commettere peccato e poi andare a confessarsi, un conto è risparmiare, peccare meno dal punto di vista del consumo.
E quindi scambiarsi le foto… lasciare mille foto su un proprio telefonino, di queste mille se poi alla fine ce ne interessano 50, l’energia dello storage di queste foto, del backup, del trasporto dati, della condivisione, comunque è tanta roba e quindi è tanto spreco.
[Enrico Pagliarini] Sì. Voi avete fatto questa analisi, come dicevamo, sulla base dei bilanci di sostenibilità; si può misurare l’impatto ecologico di un sito web o comunque di un’azienda nella sua parte IT in modo invece puntuale? O è un po’ complicato?
[Ale Agostini] È possibile misurare per un sito web esattamente la sua emissione di CO2, andando a isolare sia la parte di emissioni relativi al data center, sia la parte di emissioni degli utenti che lo utilizzano. Quindi se un sito ha un milione di utenti collegati ogni giorno è diverso di uno che ne ha centomila. Quindi si fa un calcolo puntuale e si viene a definire un’impronta carbonica del sito web.
Ci sono diverse aziende che da quando è partito Karma Metrix, in questo anno e mezzo due di vita, hanno fatto questa misurazione. Ci sono anche delle pubblica amministrazioni, Regione Lombardia ad esempio, aziende nell’assicurativo, UnipolSai, aziende nella moda, Valentino.
Diverse aziende ci stanno facendo la domanda: quanto impatta il mio sito web? E poi lo mettono anche nei bilanci di sostenibilità, se il sito importante, se il sito ha un certo peso.
Perché poi Enrico, se uno ha un sito che fa poche visite, ovviamente all’interno di una filiera generale è poca roba. Se già iniziamo a vedere e-commerce importanti, siti utili per il pubblico come Regione Lombardia…
[Enrico Pagliarini] Al di là della consapevolezza che è importante, spesso alla base poi di molti comportamenti, ma per quale motivo un’azienda dovrebbe misurare l’impatto del proprio sito web?
[Ale Agostini] Al netto della valutazione etica, del risparmio e della riduzione della CO2 emessa dal sito, c’è anche un discorso più pratico per l’azienda di tipo economico: se io ho un data center che consuma energia e riesco ad avere un sito più efficiente e più efficace dal punto di vista di come è costruito e di come viene gestito, probabilmente, a parità di visite, spendo meno in quel data center. Cioè invece che spendere un milione all’anno, un milione di euro all’anno sulla gestione del data center, del traffico, quello che è il canone, probabilmente posso risparmiare tranquillamente un 7-12% per cento nel mio costo del data center, quindi c’è sicuramente una valutazione economica. Qui diciamo, l’economia e l’ecologia vanno nella stessa direzione.
Sempre dal punto di vista delle pagine web, spesso l’efficienza energetica significa anche pagine web più pulite, con un codice più efficiente, con meno JavaScript, con meno contorno e quindi una cessibilità e una fruibilità a parità di altri elementi di design migliore.
[Enrico Pagliarini] Cioè, in teoria noi dovremmo andare in un futuro tornando un po’ al passato potremmo dire: con pagine un po’ più fluide, una navigazione più fluida e veloce, che è una buona cosa per il consumatore, perché io non devo aspettare mille pop-up o comunque fare 8 clic per arrivare ad un risultato al quale potrei arrivare con 1 o 2 clic, e questo è anche un po’ un beneficio per l’ambiente, per l’azienda per il conto economico.
[Ale Agostini] Siamo di fronte proprio ad un caso dove ci sono tanti benefici per l’azienda, per l’ambiente e per conto economico e per le persone finali.
Se noi pensiamo ad esempio al dark mode, a questa modalità di schermo nero, avrete visto che diversi grandi portali, da Google in avanti, a LinkedIn, hanno abilitato la possibilità di avere lo schermo nero. Ecco; lo schermo nero non è tanto un discorso di moda, è un discorso che il nero consuma meno energia di altri colori, quindi questi grandi operatori, Google ad esempio, lo hanno fatto anche per un discorso energetico. Allo stesso modo, nella scelta del design, nella scelta delle navigazioni, di come costruiamo un codice, di come costruiamo l’esperienza dentro al sito, riusciamo a coniugare una pulizia del codice ad una fruibilità maggiore.
Io ricordo, Enrico, e adesso è stato mandato in pensione: Adobe Flash Player. Quando qualche anno fa, quelli un pochino più dentro al digital da anni come noi entravano un sito dove c’era Adobe Flash Player, praticamente era un’impresa navigare il sito, la banda problematiche. Ecco, quello lì è stato un caso di estrema inefficienza energetica di una tipologia di siti e di software sottostanti al sito che per fortuna è stato mandato in pensione.
[Enrico Pagliarini] Condannato da Steve Jobs.
[Ale Agostini] Esatto, qualcuno aveva visto lungo e l’aveva già bollato.
[Enrico Pagliarini] Interessante, ecco, l’esempio che tu hai utilizzato quello dello schermo nero, se tutti i consumatori, laddove è possibile, utilizzassero la versione a schermo nero – sappiamo che il monitor consuma meno se è nero, perché ci sono meno luce accese, meno pixel illuminati – se tutti i monitor del mondo hanno lo schermo nero, capiamo che già noi consumatori qualcosa lo possiamo fare. Io ti ringrazio per essere stato con noi, ti auguro buon lavoro, a presto.
[Ale Agostini] Grazie, grazie a tutti i radioascoltatori di Radio24 che invito a questo punto a mettere subito uno schermo nero e a seguire le vicende del Karma Metrix.
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