Cos’è l’inquinamento digitale
Serena R. Moro: Karma Metrix è un’azienda leader nella sostenibilità digitale che permette di calcolare e ridurre le emissioni dei siti web. Cosa vi ha spinto a focalizzarvi su questo settore ancora poco conosciuto e, in particolare, potete spiegarci cosa si intende per “inquinamento digitale”?
Ale Agostini: Il tema dell’inquinamento spesso non viene associato al digitale. Pochi sono al corrente del fatto che se l’intero settore dell’Information Technology fosse una nazione, sarebbe il quarto paese al mondo per emissioni di CO2. In pochi si rendono conto dell’importante consumo di energia elettrica derivante dal digitale, poiché dietro il digitale ci sono i Data Center che ospitano siti web, immagini, post sui social media e vi è un trasferimento di dati che comporta un notevole consumo energetico, soprattutto se alimentato da fonti fossili.
Poi c’è un’altra componente fondamentale, ovvero l’energia necessaria per ricaricare i dispositivi che utilizziamo quotidianamente, dal telefonino alla televisione, passando per lo streaming e la smart TV. L’energia richiesta dal digitale è considerevole e, se prodotta da fonti fossili, comporta un impatto significativo, del quale pochi si rendono conto. Ogni anno, ad esempio, con Karma Metrix, conduciamo un’analisi sulle grandi aziende tecnologiche americane, esaminando i loro bilanci di sostenibilità. L’anno scorso abbiamo scoperto che cinque grandi aziende tecnologiche americane emettono più CO2 dell’intero Belgio.
Cikis: “Karma Metrix misura le emissioni di CO2 di un sito web attraverso un algoritmo brevettato che prende in considerazione molteplici elementi “on-page” della pagina web che impattano sull’efficienza energetica. Quali sono le caratteristiche da analizzare per valutare l’impatto di una pagina web e qual è il valore aggiunto di lavorare all’impatto ambientale della propria sfera web?”
A: “È chiaro che per un’azienda industriale o un’azienda di moda che produce, la componente produttiva rappresenta sicuramente la maggior parte delle emissioni di CO2, anche se hanno un e-commerce molto sviluppato. Tuttavia, quando l’e-commerce cresce, come accade per tutto il business online, la parte digitale assume un peso sempre maggiore. Le aziende che desiderano modificare e migliorare la propria sostenibilità digitale possono farlo in breve tempo, a differenza di quanto necessario per modificare l’assetto di un intero ecosistema produttivo. Si tratta semplicemente di cambiare il modo di operare e adottare un approccio più attento e parsimonioso nell’utilizzo delle risorse.
Il valore aggiunto per un’azienda consiste, innanzitutto, nel trattare un tema nuovo che ha un impatto crescente e nel poter effettivamente ottenere risultati concreti. Se, ad esempio, il mio sito web attualmente emette 500.000 tonnellate di CO2, ridurle a 400 rappresenta un risultato concreto che può essere ottenuto anche in tempi brevi. Questo può essere realizzato migliorando la costruzione delle pagine web e ottimizzando l’ecosistema tecnico sottostante, adottando un approccio sinergico con l’accessibilità e l’indicizzazione su Google.
Karma Metrix è una costola di un’agenzia SEO esistente dal 2010, nota come AvantGrade.com, che si occupa sia dell’efficientamento delle pagine web sia della creazione di una user experience ecologica. Questa agenzia ha integrato logiche di ottimizzazione che influenzano la costruzione delle pagine web, assicurando così che l’utente finale incontri pagine a minor impatto ambientale, veloci, accessibili e facilmente navigabili, un aspetto che non è sempre scontato. Le aziende, come nel caso di Valentino che abbiamo seguito, stanno abbracciando l’approccio di Karma Metrix, poiché la sostenibilità digitale è una tematica innovativa e di rilievo. Molte di queste aziende hanno ricevuto premi per i loro sforzi in questo ambito, dimostrando un interesse crescente e ottenendo riconoscimenti significativi.”
Cikis: hai qualche indicazioni sulle buone pratiche da poter implementare in questo ambito?
A: “La sostenibilità, in generale, e la sostenibilità digitale in particolare, non hanno ancora una collocazione definita all’interno delle aziende, o se l’hanno, è considerata temporanea. Spesso viene gestita come una competenza informatica, o viene associata ad altri obiettivi come le vendite o il marketing, senza avere un vero e proprio ruolo dedicato. Questa mancanza di definizione può portare a sottovalutare l’importanza della sostenibilità digitale. Tuttavia, anche piccoli accorgimenti possono fare la differenza. Ad esempio, è possibile ridurre il peso delle pagine web in modo attento, limitando così il consumo di energia e di conseguenza le emissioni di CO2. Un altro aspetto spesso trascurato riguarda i colori utilizzati sul sito. Alcune tonalità sono naturalmente più risparmiose di altre. Ad esempio, uno sfondo nero può ridurre il consumo energetico di una pagina fino al 15% ad ogni caricamento rispetto a uno sfondo bianco.
Noi di Karma Metrix ci specializziamo nel fornire linee guida per ottimizzare il codice delle pagine web, rendendole più efficienti e rispettose dell’ambiente.”
Come limitare i rischi ambientali delle nuove tecnologie digitali
Cikis: parlando anche un po’ in generale delle tecnologie digitali, si nota una grande innovazione in questo campo, come lo sviluppo dell’intelligenza artificiale o i servizi di Internet of Things per migliorare la tracciabilità della catena di fornitura. Secondo te, ci sono opportunità di ottimizzare queste tecnologie per contenere i loro rischi ambientali?
A: “Da anni mi occupo di tecnologia e sono un sostenitore dell’innovazione tecnologica, anche se in alcuni casi comporta un elevato consumo di risorse, come ad esempio l’enorme quantità di acqua ed energia necessaria per addestrare l’intelligenza artificiale. È innegabile che l’intelligenza artificiale ci offra possibilità straordinarie e soluzioni interessanti, ma dobbiamo interrogarci sull’uso quotidiano che ne facciamo. Considerando il mix energetico attuale, ancora fortemente sbilanciato verso le fonti non rinnovabili, dobbiamo essere consapevoli dei rischi ambientali.
È importante che ogni volta che utilizziamo queste piattaforme, siamo consapevoli delle emissioni di CO2 associate, in modo da poter fare scelte informate sull’uso delle tecnologie. Dobbiamo imparare a utilizzare la tecnologia in modo più parsimonioso, poiché anche essa ha un impatto ambientale significativo. Il primo passo è promuovere la consapevolezza tra le aziende, comprese quelle del settore moda, e tra i consumatori finali.”
Cikis: Tornando a Karma Metrix, prima hai menzionato il progetto con Valentino. Vorresti parlarci di altri progetti svolti con aziende di moda o dei vostri progetti futuri?
A: “continuiamo a essere sorpresi dall’impatto che Karma Metrix ha avuto nel settore della moda. Valentino è stato un esempio straordinario: oltre ad aver vinto un prestigioso premio inerente al tema, ha ricevuto una notevole copertura mediatica su Forbes in quasi tutte le nazioni. Un altro brand importante è Paul & Shark, che ha recentemente vinto il premio Sustainability Award grazie alle attività svolte con Karma Metrix.
Il ritorno in visibilità è stato molto alto, poiché questa attività è ancora relativamente nuova e le aziende più innovative, dal punto di vista del marketing, non esitano a sfruttarla. Sempre più aziende si trovano obbligate a rendicontare la loro sostenibilità nei bilanci annuali, e ciò che osserviamo, sia nel settore della moda che in altri settori, è l’inclusione stabile di Karma Metrix nel bilancio di sostenibilità. Alcune aziende stanno addirittura inserendo i risultati di Karma Metrix nei bonus delle persone responsabili delle infrastrutture IT. È importante ricordare che adottare l’approccio di Karma Metrix all’infrastruttura IT non significa solo ridurre le emissioni di CO2, ma anche risparmiare sui costi infrastrutturali.
Alcune aziende spendono considerevoli risorse nel cloud, ma il cloud non è progettato per il risparmio, bensì per la ridondanza. Grazie a Karma Metrix, è possibile ottenere un giusto equilibrio tra ridondanza ed efficienza energetica, che dovrebbe essere al centro dei nostri pensieri, poiché l’efficienza energetica si traduce anche in risparmio.”