La digitalizzazione è uno dei fenomeni che si stanno sviluppando di più a livello globale, soprattutto negli ultimi anni. L’IT (Information Technology) ha sconvolto completamente il modo in cui comunichiamo e lavoriamo, cambiando le nostre abitudini quotidiane.
Anche nelle nostre case gli apparecchi digitali hanno reso tutto diverso, influenzando il modo in cui gestiamo il tempo libero, moltissimi degli effetti della digitalizzazione erano impensabili fino a qualche anno fa.
Sia per aziende che per cittadini, lo sviluppo di nuove tecnologie digitali ha permesso l’abbandono di vecchi sistemi produttivi e comunicativi, ormai costosi in termini economici e ambientali.
Ma come ogni grande cambiamento della storia esistono degli effetti collaterali.
Introduzione alla sostenibilità digitale
L’incremento vertiginoso dei sistemi digitali ha richiesto un conseguente aumento di dati da analizzare e conservare, aumentando esponenzialmente il consumo energetico di server e data center necessari a catalizzare tutte queste informazioni.
Una spaventosa crescita che raggiunge ad oggi fino al 7% del consumo di elettricità a livello globale[1].
Un vero e proprio inquinamento digitale quindi che richiede contromisure importanti; così come molti altri settori stanno adottando politiche per ridurre il loro impatto ambientale (automobilistico, edilizia, moda…), anche il settore digitale deve necessariamente andare nella stessa direzione.
Cos’è la sostenibilità digitale
Parlando allora di pratiche per ridurre la digital footprint, dobbiamo anche introdurre ed analizzare il concetto di sostenibilità digitale.
Anche se poco conosciuto è un argomento di fondamentale importanza di cui, per fortuna, qualcuno ha già cominciato a prendersi cura. Stefano Epifani, docente di Internet Studies all’Università della Sapienza di Roma, definisce la sostenibilità digitale come “quella sostenibilità che definisce le modalità con cui si dovrà sviluppare la tecnologia digitale affinché contribuisca alla creazione di un mondo migliore, sia rispetto alla sua natura, sia rispetto al suo ruolo strumentale verso ambiente, economia e società”[2].
La sostenibilità digitale è quindi un elemento chiave per la gestione di prodotti e servizi digitali. Per questo è importante aumentare la sensibilità ambientale in questo settore, in modo che sviluppatori e digital designer possano essere più incentivati a fornire piattaforme più efficienti dal punto di vista del consumo energetico.
Il green cloud computing
Un chiaro esempio di sostenibilità digitale è il green cloud computing, vale a dire l’insieme di strategie messe in atto per ridurre al minimo il consumo energetico (ed il conseguente impatto ambientale) dei sistemi di archiviazione dati cloud.
Il green cloud computing è un elemento chiave per ridurre l’impatto ambientale aziendale, i data center dell’UE infatti hanno rappresentato il 2,7% della domanda di elettricità nel 2018 e si prevede che raggiungeranno il 3,2% entro il 2030, secondo uno studio della Commissione Europea sulle tecnologie di cloud computing ad alta efficienza energetica[3]. Ma come funziona il cloud computing verde?
In un’ottica di sostenibilità digitale i provider di servizi cloud possono pianificare innanzitutto l’approvvigionamento energetico da energie rinnovabili per alimentare i propri data center, come l’energia eolica o solare, insieme a grandi banchi di batterie per immagazzinare l’energia raccolta. Alcuni fornitori oggi utilizzano anche i crediti di energia rinnovabile (REC) per compensare la loro impronta di carbonio, ricevendo una licenza per dichiarare che i data center utilizzano il 100% di energia rinnovabile.
I cloud provider possono inoltre implementare la propria sostenibilità digitale attraverso la riduzione degli sprechi, grazie all’utilizzo di alcuni software è possibile calcolare precisamente quanta energia elettrica è necessaria per l’utilizzo dei data center, permettendo quindi di massimizzare l’efficienza energetica, evitando consumi inutili [4].
Ovvio è che dal lato suo il cliente del cloud, dovrebbe limitare al massimo il numero di caricamenti effettuati sulla piattaforma, per evitare di sovraccaricare il sistema. Ricorda: ogni elemento salvato sul cloud influisce sul consumo energetico del data center!
Perché la sostenibilità digitale è un argomento poco discusso?
Quando sentiamo parlare di sostenibilità veniamo sempre reindirizzati verso fenomeni più facilmente osservabili e tangibili come la gestione dei rifiuti, l’inquinamento delle auto ed il problema degli inceneritori. Ma le difficoltà più grandi sono sempre quelle più nascoste, per questo la questione dell’inquinamento digitale non viene spesso menzionata. Anzi, durante le sfortunate campagne di greenwashing a cui oggi siamo purtroppo abituati, si sostiene ripetutamente che un prodotto o un servizio non inquina perché “è online”, come se il mondo digitale non avesse niente a che fare con l’impatto ambientale.
Uno dei motivi per omettere la necessità della sostenibilità digitale è spesso dovuta anche ad alcune barriere per l’implementazione di pratiche virtuose. Una ricerca del The Guardian ha infatti trovato quattro ostacoli principali alla riduzione dell’impatto ambientale delle piattaforme online[5]:
- Mancanza di consapevolezza. Come menzionato poco fa, esiste poca sensibilità pubblica agli effetti ambientali del digitale. Tutte le azioni digitali sono indiscriminatamente percepite come positive per l’ambiente.
- Mancanza di trasparenza e sorveglianza. Miliardi sono i movimenti online che causano un impatto ambientale ogni giorno, rendendo difficile la tracciabilità di ogni singola emissione di CO2 corrispondente.
- Velocità di aggiornamento. A causa della velocità dei cambiamenti e degli aggiornamenti sulle piattaforme digitali, è sempre più difficile rilevare delle costanti nell’impatto ambientale.
- Mancanza di strumenti di valutazione. Molti degli attuali metodi di valutazione ambientale delle piattaforme web non sono sufficienti, poiché non possono valutare l’evolversi dell’impatto nel tempo.
Con Karma Metrix mettiamo in campo soluzioni per risolvere tutte e quattro queste problematiche, attraverso un calcolo preciso dell’inquinamento di un sito web che permette di individuare i punti di forza e di debolezza su cui lavorare per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Contemporaneamente divulghiamo settimanalmente contenuti ed informazioni sul tema della sostenibilità digitale, al fine di aumentare la sensibilità generale sull’argomento.
Come possiamo ridurre l’impatto ambientale delle tecnologie digitali?
Come singoli individui, cosa possiamo fare per minimizzare l’inquinamento dalle nostre attività digitali? Abbiamo stilato qui di seguito una serie di best practices, applicabili nella vita di tutti i giorni:
- Limitare l’invio di mail esclusivamente agli effettivi destinatari.
- Ridurre al minimo le dimensioni dei file che alleghiamo, sia via mail che via Whatsapp (utilizzando software come Compress JPEG).
- Cancellare tutti gli account che non utilizziamo più.
- Evitare iscrizioni a newsletter che non ci interessano.
- Cancellare le app in disuso sul telefono e sul pc.
- Scaricare film e guardarli offline.
- Abbassare la luminosità degli schermi.
- Utilizzare il backup automatico del cloud solo quando è necessario.
- Eliminare tutti i vecchi messaggi di posta.
- Staccare sempre la presa quando i dispositivi sono carichi.
- Cercare sempre di essere connessi via Wi-Fi, collegamento che richiede un minor dispendio energetico.
In conclusione la sostenibilità digitale è una tematica di cui non si può più evitare di parlare, non esiste ancora un Internet pulito. Il problema dell’impatto ambientale delle tecnologie digitali è reale, ma esistono anche tutti gli strumenti per risolverlo.
Inizia misurando quanto è eco-sostenibile il tuo sito web!
[1] Greenpeace, 2017 – Ambrosetti, 2021
[2] Stefano Epifani, Perché la sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale, 2020 ce, 2017 – Ambrosetti, 2021
[3] Europa.eu, Energy-efficient cloud computing technologies and policies for an eco-friendly cloud market, 2018
[4] Lancaster University, Green Computing a contribution to save the environment, 2020
[5] The Guardian, Can the digital revolution be environmentally sustainable?, 2015